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  NELSON E ROZ
NELSON E ROZ
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Struggente e romantico articolo dedicato alla sula Nelson uscito su Il Secolo XIX e scritto dalla giornalista Sondra Coggio.

 

Per agevolarne la lettura lo riportiamo qui sotto in maniera integrale:

 

«Se tu venissi in autunno, io scaccerei l’estate. Se fra un anno potessi rivederti, farei dei mesi altrettanti gomitoli. Fosse l’attesa solo di secoli, li conterei sulla mano».

Ci sono amori senza fine, come nella poesia di Emily Dickinson. E non sempre sono “umani”. Anzi. C’è qualcuno che aspetta a Porto Venere, il ritorno del suo grande amore, la sua compagna. E non sa che lei non verrà, quest’anno. Non tornerà più perché è mancata. Lui è Nelson, un bellissimo esemplare di sula. Sta lì e attende Roz. E ha preparato il nido per lei, sulla solita barca, come in passato. L’ha fatto con gli scarti “umani”, una montagnola di pezzi di plastica. Perché gli «umani» li tagliano, gli alberi, e trovare un rametto è diventata un’impresa. Un nido ruvido, sì, ma tenero d’affetto. Sta lì e aspetta, Nelson. Invano. Scruta l’orizzonte.

Cerca di scorgere la mamma dei suoi piccoli, nati uno alla volta, estate dopo estate, a Porto Venere. L’appuntamento è quello di sempre. E Nelson è un papà romantico. Il nido l’ha preparato con passione. E resta lì anche se i giorni passano. E passeranno, purtroppo, a vuoto. Solo che non lo sa. Non può. Nessun «umano» può aiutarlo, stavolta, può dirgli che la sua Roz è stata trovata senza vita lo scorso autunno.

Non possono esserci dubbi, purtroppo. Era l’esemplare A 47. Una mamma dolcissima. Con il suo Nelson aveva già covato e fatto crescere più pulcini. E avrebbe dovuto raggiungerlo, sul barchino di Porto Venere, già da giorni. Lui è arrivato puntualissimo. Maura Silvestri, una delle “zie” che da anni seguono la cova, lo va ad osservare quasi ogni giorno Nelson, il nido. Si lava, si pettina. E aspetta.

Sarà così fino all’autunno, quando dovrà costringersi a capire, ad andar via. Forse col groppo in gola. Forse disperato. «Fossi certa di ritrovarti dopo la vita, la getterei e sceglierei l’eternità». Così scriveva la Dickinson, una giovane donna dell’800, cui il padre comprava molti libri ma la pregava di non leggerli, nel timore che le «scuotessero la mente». Sensibilissima, innamorata d’un uomo che non lo seppe mai, visse praticamente sola, estraniandosi dal mondo. Eppure le sue sono straordinarie poesie d’amore.

Perfette anche per Nelson e Roz. Non «umani», no, ma perfetto simbolo del legame che può unire due anime. Per sempre.